FAREWELL TO THE SHADE

Di E.S.C.
Da Ciao 2001 (1/89)

Nell'intento di iniziare la recensione dell'ultimo lavoro degli And Also The Trees con un aggettivo, la scelta cade su coinvolgente e il motivo e` facile da comprendere gia` alle prime note di "Prince Rupert", brano d'apertura. L'album e` tra i piu` compatti e logici dell'intera discografia della band inglese, che con una manciata di piccoli capolavori ha scelto di rimanere nell'ombra di un suono cupo, anticommerciale e lirico. Una scelta di qualita` che ha assicurato al gruppo la sopravvivenza in termini discografici ed una maturazione a livello artistico costante, che trova base ed inspirazione in una profonda interazione tra musica e letteratura, note e poesia. Ideale che rivela una certa intensita` di sentimenti anche nei titoli degli stessi brani, come "Macbeth's Head", "Belief in the Rose" e "The Horse Fair". E non passa certo inosservata la citazione a Cat Stevens, "Lady d'Arbanville", completamente rivisitata. Sogni ed ancora sogni. Quello degli AATT e` un mondo sonoro a se` stante, che se in origine cercava di aggregarsi a tendenze gotico-dark, ora ha sviluppato un discorso personale e con grandi possibilita` di esprimersi ad alti livelli. Prova ne sono composizioni di infinito romanticismo come "Misfortunes" e "Belief in the Rose", ed episodi tra il recitato ed il cantato come "The Street Organ" e "Macbeth's Head", che insegnano a superare i finti confini dell'arte e ad inventarsi nuovi spazi di fantasia e sentimento.

[E.S.C]



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